domenica 21 febbraio 2016

Deliri Caffeina e Nicotina: le origini

Perchè questo nome al mio blog?
Vivo un periodo di profonda depressione causata dalla perdita "potenziale" del posto di lavoro, unita alla difficoltà di ricerca di un nuovo impiego e la paura del mio futuro.
Affido a queste pagine elettroniche i miei pensieri, le mie ansie, le mie ambizioni, le mie speranze.
Per sette anni ho coltivato l'utopia di avere trovato un buon lavoro, firmato oltre 20 contratti, ascoltato rassicuranti dichiarazioni da parte di capi e "capetti" vari che per me il lavoro ci sarebbe sempre stato. Poi un "piano industriale" ti rimescola le carte in tavola, niente diventa più certo, tutto quello che sapevi e a cui facevi affidamento crolla come un castello di carte. E ti ritrovi solo, senza più punti di riferimento, senza uno stupendio, unicamente con due cose in mano: il sapere che questo non sia dipeso dalle tue capacità e le "voci" di corridoio, tutte diverse tra loro, che non ti rassicurano e generano semmai ulteriori illusioni.
Le mie giornate sono vissute nella infruttuosa ricerca di un nuovo impiego, in una area geografica segnata dalla "crisi", dove quel poco di lavoro presente è tendenzialmente riservato a familiari o amici degli amici. Poco interessano le mie referenze, se io sia stato un bravo lavoratore e una persona onesta, se io abbia un bambino di due anni ed una moglie disoccupata a carico, per me pare non esserci spazio, ma solo l'indifferenza. È uno strano paese questo, tutti pontificano la necessità di dare un aiuto al prossimo (profughi, ex carcerati, ex tossicodipendenti, zingari) perché si ritiene questo un atto di umanità, ma poi si voltano le spalle alle persone vicine. Qualcuno la considererebbe ipocrisia.
Mio padre, 60enne pensionato statale, ritiene sufficiente comprarmi pannolini, latte e biscotti per il bambino, sostiene di non poter fare più di quanto stia facendo in quanto deve preoccuparsi della sua vecchiaia. Ogni tanto, colto da un raptus di generosità, estrae dal portafoglio 20 euro "per la benzina", convinto in cuor suo di aver fatto chissà che gesto oppure pone in contenitori i rimasugli del pranzo avanzato "così per la cena siete a posto". Che strano modo considerare questo un aiuto, quando hai venduto immobili, percepisci una dignitosa pensione e aperto un libretto postale al bambino "per quando sarà grande". Caro babbo, non ti interessi del mio presente, mi riesce difficile credere che tu sia preoccupato che il tuo nipotino un domani si debba comprare una macchina o "farci quello che vuole".
Non ho più alcun hobby che possa distrarmi a parte la lettura e la scrittura, mi ritengo un discreto oratore dotato di una buona cultura anche se "fai da te". Scrivere fa bene soprattutto per l'anima, in un contesto sociale come quello attuale, dove tutti vogliono parlare, ma nessuno sa o vuole ascoltare, mi aiuta e non poco a rimanere a galla. Scrivo due ultime righe rivolgendomi a mia moglie:
"Sto fumando tanto e bevendo troppi caffè al giorno. Comprendo i tuoi rimproveri, la tua preoccupazione che questo stile di vita poco sano possa nuocere alla mia salute. Sono stato ultimamente un padre assente e se presente impaziente, un marito fantasma silenzioso e poco attento. Perdonami, so di dover cambiare, ma al momento non mi riesce a vedere una soluzione ai nostri problemi. Si sono presi le nostre speranze e il nostro futuro insieme con tanto di interessi e non ci hanno nemmeno detto grazie".

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